La “legge del taglione” è uno dei principi di giustizia più antichi e conosciuti, strettamente legato al concetto di giustizia retributiva.
Questo principio, riassunto nella celebre espressione “occhio per occhio, dente per dente“, stabilisce che la punizione per un reato deve essere proporzionale al danno causato.
Il concetto di giustizia retributiva, che si concentra sulla punizione proporzionata al crimine, non è una creazione esclusiva dei Romani.
Già nei codici legali dell’antico Vicino Oriente, come il Codice di Hammurabi (circa 1750 a.C.), si trovano esempi di leggi che riflettono questo principio.
Tuttavia, è nel contesto romano che la “legge del taglione” assume una connotazione specifica e strutturata all’interno del sistema legale.
In epoca romana, la giustizia retributiva si fondava sul concetto di lex talionis, ossia la legge della ritorsione.
Questo principio era centrale nella gestione dei conflitti e dei crimini, garantendo che la pena fosse direttamente correlata al reato commesso.
Per esempio, se qualcuno causava intenzionalmente un danno fisico a un’altra persona, la legge prevedeva che il colpevole subisse una punizione equivalente.
Questo tipo di giustizia si basava sulla convinzione che la punizione dovesse essere meritata e direttamente connessa al crimine.
Un elemento chiave di questa legge era l’enfasi su actus reus (l’atto colpevole) e mens rea (lo stato mentale colpevole).
Perché una persona fosse punita, era necessario che entrambe queste condizioni fossero soddisfatte: il crimine doveva essere commesso volontariamente e con l’intenzione di fare del male.
In altre parole, non si poteva punire qualcuno solo per un atto accidentale o per un comportamento che non fosse frutto di una deliberata intenzione criminale.
Un altro aspetto importante era che la giustizia retributiva romana rifiutava l’idea di punire individui non responsabili delle proprie azioni, come i malati di mente o i bambini.
Questi gruppi, non avendo la capacità di formare una mens rea, non potevano essere soggetti alle stesse punizioni riservate agli adulti sani di mente.
Tuttavia, la legge romana prevedeva che, indipendentemente dall’intenzionalità, chi causava danno fosse obbligato a risarcire le vittime.
La giustizia retributiva in Roma non era solo un mezzo per mantenere l’ordine, ma anche un modo per ristabilire l’equilibrio sociale.
Punire i colpevoli significava non solo vendicare l’ingiustizia subita, ma anche riaffermare i valori della comunità e garantire che il crimine non rimanesse impunito.
Questo approccio, pur criticato per la sua rigidità, ha avuto un ruolo fondamentale nel mantenimento della legge e dell’ordine nell’antica Roma.