L’Hermes Loghios è una scultura in marmo pentelico del dio Ermes nella sua forma di psicopompo (guida delle anime nell’oltretomba), copia romana risalente al I secolo d.C. circa, tratta da un originale greco in bronzo risalente al V secolo a.C. tradizionalmente attribuito al giovane Fidia.
L’imponente statua si discosta dall’originale greco in bronzo, soltanto per la presenza del tronco sotto il panneggio e del puntello a lato del ginocchio sinistro.
Data la diversa resistenza dei materiali, infatti, una statua in marmo non potrebbe reggersi – contrariamente a una in bronzo – sul solo spessore delle caviglie, cioè senza l’aggiunta di qualche altro punto di appoggio esterno.
Nella scultura si è riconosciuta la figura di Hermes, il messaggero degli dei, grazie al caratteristico copricapo alato che ne rappresenta uno dei principali attributi.
Il personaggio viene raffigurato nudo e in posizione eretta, poggia la maggior parte del peso sulla gamba sinistra, mentre la destra è lievemente flessa in avanti.
Il braccio sinistro appena ripiegato lungo il fianco, sorregge un mantello riccamente drappeggiato, mentre la mano impugnava un caducèo metallico (ora perduto), altro attributo ricorrente del dio.
Il braccio destro, invece, si protende in avanti nel tipico gesto dell’oratore, in quanto Hermes era anche dio dell’eloquenza e da questo deriva il nome della statua, poiché lòghios, in greco, significa appunto «eloquente nel parlare».
Poiché la statua fu rinvenuta con diverse mancanze e rotture, tale braccio venne totalmente ricostruito nel 1631 dallo scultore bolognese Alessandro Algardi (1598-1654), che fin dal 1626 era stato incaricato dai Ludovisi di restaurare tutte le statue antiche della collezione di famiglia.
Le forme asciutte dell’anatomia, che già si allontanano dalle minuziose analisi anatomiche dello stile severo, la tipologia del volto, i riccioli compatti e il ritmo misurato dei gesti hanno fatto ipotizzare una data di esecuzione dell’originale vicina al 450 a.C., riconducendone la creazione addirittura al grande Fidia o, comunque, alla sua scuola. Attualmente possiamo ammirare l’opera presso il Museo nazionale romano di palazzo Altemps, in Roma.