Capolavoro della pittura spagnola, il dipinto raffigura la tragica fine dei nobili congiurati che cercarono di tramare alle spalle del Re Ramiro II° d’Aragona.
La stanza sotterranea nella quale si sviluppa il quadro tenta di ricreare la cosiddetta Sala della Campana del Palazzo dei Re d’Aragona, edificio che attualmente ospita il Museo Archeologico Provinciale di Huesca.
Il centro geometrico della tela coincide con la colonna addossata alla cui base appare collocato un anello di ferro.
Alla sinistra del quadro appare rappresentato il re Ramiro II° d’Aragona, riccamente vestito, che indossa un tocco viola con ornamenti dorati, accarezzando con la sua mano sinistra un cane nero dall’aspetto minaccioso, e segnalando con la sua mano destra le dodici teste recise e disposte a forma di cerchio dei nobili ribelli, tra le quali risalta quella del vescovo, appesa a una corda a mo’ di battacchio della campana e che, a opinione di diversi autori, sembra sorridere con un sorriso cinico o macabro.
Ramiro II° appare sereno e osserva con durezza i nobili che contemplano inorriditi la scena dalla scala.
Nel vano della scala, situato dietro il re, appaiono ammucchiati i cadaveri decapitati dei nobili.
Il realismo che presentano le tredici teste recise ha sorpreso i diversi storici, che affermano che l’artista Casado del Alisal arrivò a copiarle dal naturale.
Nella parte destra della tela, più intensamente illuminata del lato sinistro, appaiono i nobili convocati dal re per contemplare il destino dei ribelli giustiziati.
In primo piano appare, con abiti di colore giallo, un personaggio che potrebbe rappresentare, ad opinione di diversi autori, il conte Raimondo Berengario IV° di Barcellona, genero di Ramiro II° per il suo matrimonio con Petronilla d’Aragona.
Il supposto genero del re appare contemplare le teste mozzate con aria indignata e con i pugni chiusi per contenere la sua collera; dietro di lui e situati nello stesso scalone, due nobili contemplano la scena, pensieroso uno e commosso l’altro.
I restanti nobili che contemplano l’avvertimento di Ramiro II° appaiono spaventati o atterriti, anche se c’é uno che sorride; tutti loro sono riccamente vestiti con colori rossi, azzurri o gialli, e portando cotte di maglia, tocchi o spade.
Il dipinto quando venne mostrato all’epoca riscosse un notevole successo e fu elogiato da numerose riviste straniere del XIX° secolo.