Il Cavallo di Donatello, opera lignea, è uno dei simboli di Padova.
Si rimane incantati dinanzi l’imponenza della sala che lo ospita decorata con affreschi straordinari e la superba mole che lo caratterizza.
È il 1466 Padova si prepara ad organizzare un evento spettacolare: una grande mascherata a tema mitologico.
Invitata era tutta la nobiltà padovana dell’epoca oltre le molte famiglie di spicco anche di città lontane.
Nacque una sfilata “carnevalesca” vasta e significativa: effetti speciali come la riproduzione dell’Etna che sputava fuoco e personaggi mostruosi e mitologici ricostruiti con aderenza reale, essa fu ricordata dagli scritti di Giovanni Cane e Lodovico Lazzarello e si snodò da Piazza dei Signori a Prato della Valle.
La città fu attraversata da un enorme colosso che superava le mura patavine montava un cavallo di legno di imponenti dimensioni.
Seguivano divinità pagane, mostri come Encelado, il gigante che secondo la leggenda giace schiacciato sotto l’isola di Sicilia e fa eruttare l’Etna.
A chiudere il corteo fu Antenore, fondatore di Padova e il suo seguito di cavalieri in abiti troiani. Ciò che ci interessa però è la figura che apriva la sfilata, il colosso a cavallo.
Secondo le cronache dell’epoca la sua costruzione fu commissionata da Annibale Capodilista e il nome del nobile fu per sempre legato a quest’opera.
Il cavallo di legno venne conservato nel palazzo dei Capodilista a San Daniele fino al 1837 quando due discendenti di Annibale lo donarono al Comune di Padova.
Il Cavallo donato non aveva testa, coda e neanche zoccoli, fu quindi necessario un restauro.
Il compito di ricostruire le parti mancanti venne affidato all’intagliatore Agostino Rinaldi, che intagliò e fuse i pezzi sul modello del cavallo del Gattamelata realizzato dallo scultore Antonio Gradenigo.