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Vergine delle Rocce

    Nel 1483 a Milano fu commissionata a Leonardo da Vinci da parte degli Scolari della Concezione la tavola della Vergine delle Rocce.

    Secondo uno schema piramidale, la Vergine con Gesù, il Battista e un angelo si dispongono entro una grotta, fantastico scenario d’ombre, aperta da squarci verso la luce lontana del tramonto.

    I contorni dei lineamenti si smarriscono, sfumano; il rilievo velato sboccia dove la luce sfiora le cose, svanisce dove l’ombra le inghiotte; la gamma dei colori va sempre più limitandosi a poche tinte.

    Di questa tavola si posseggono due redazioni: una al Museo Louvre di Parigi, nell’immagine, che è la tavola eseguita da Leonardo per la confraternita, che Ludovico il Moro volle per sé e che passò a Luigi XII.

    L’altra alla National Gallery di Londra, che è quella che rimase nella cappella della confraternita fino al 1781.

    La qualità della redazione di Parigi appare superiore all’altra, ma indagini radiografiche e archivistiche hanno accreditato l’autenticità anche della tavola di Londra.

    Per Leonardo si tratta di “comprendere ogni forma secondo l’apparenza e la sua causa interna”.

    Da qui la straordinaria novità delle sue ricerche scientifiche, l’interesse per il fenomeno naturale o per i moti dell’animo, tradotti nella sua pittura.

    Il tentativo riuscitissimo di infondere vita alle immagini si dimostra quello di rendere nell’arte lo spirito cosmico dell’universo, anzi di ritrovare per essa le “regole” della multiforme natura, in una continua tensione che mira a provare quale sia la “potenza” dell’arte.