Vediamo il significato di domicilio fiscale e perché non coincide con il semplice domicilio.
Ecco dove si trova il domicilio fiscale e qual è la differenza con la residenza fiscale.
Domicilio fiscale, significato e quando è differente dalla residenza anagrafica
La differenza tra residenza e domicilio è spesso ostica, ancor di più quando si guarda al domicilio fiscale.
È vero che per buona parte dei cittadini questi luoghi coincidono, ma questo non impedisce di porsi molti dubbi quando vengono richieste queste informazioni.
Domicilio fiscale e residenza fiscale, peraltro, non sono sempre lo stesso luogo né tanto meno corrispondono alla residenza anagrafica.
Conoscere le differenze è molto importante per evitare errori che, considerando la rilevanza nel diritto tributario, possono essere anche piuttosto spiacevoli.
Scopriamo dunque qual è il significato di domicilio fiscale, dove si trova, qual è la differenza con la residenza e come cambiarlo in caso di necessità.
Il significato di domicilio fiscale
Il significato del termine “domicilio fiscale” non si trova sul Codice civile, che invece cita il semplice domicilio, bensì nel Dpr n. 600/1973 che disciplina la materia tributaria a cui appartiene questo concetto. In particolare, l’articolo 58 regolamenta il domicilio fiscale in merito all’accertamento delle imposte sui redditi.
Il domicilio fiscale serve quindi a capire in quale luogo il contribuente deve ricevere le comunicazioni e quali uffici territoriali sono competenti in materia tributaria. In maniera più semplicistica, il domicilio fiscale è quel luogo in cui si ricevono le comunicazioni dell’Agenzia delle entrate. Sapere dove si trova è quindi fondamentale, perché eventuali errori di comprensione non sono valide giustificazioni a ritardi nei pagamenti.
Residenza e domicilio, qual è la differenza e quando coincidono
Dal Codice civile si sa che il domicilio corrisponde alla sede degli affari, ma questa definizione non dà alcuna informazione utile alla comprensione del domicilio fiscale. In entrambi i casi, comunque, il domicilio fa riferimento al luogo in cui il contribuente è considerato reperibile per gli atti tributari, come riscossione di imposte e di tasse, che si considerano notificati se inviati lì.
È sempre l’articolo 58 del Dpr n. 600/1973 a stabilire dove si trova il domicilio fiscale:
- nel luogo di residenza per le persone fisiche;
- nel luogo in cui è stato prodotto più reddito per le persone fisiche senza residenza;
- nell’ultimo comune di residenza per i cittadini residenti all’estero in virtù di un rapporto con la pubblica amministrazione oppure considerati residenti dal Testo unico sulle imposte sui redditi.
Le persone giuridiche (ditte, aziende, enti, cooperative e così via) hanno invece il domicilio fiscale nella sede legale o, in sua mancanza, nella sede amministrativa. In mancanza di questa il domicilio fiscale è nel Comune dove è stabilita una sede secondaria o una organizzazione stabile, altrimenti nel Comune in cui è esercitata prevalentemente l’attività.
Quando il domicilio fiscale è diverso dalla residenza anagrafica
In base alla normativa, il domicilio fiscale è diverso dalla residenza anagrafica quando la persona fisica lo ha modificato di proposito, oppure quando pur producendo reddito in Italia non si ha la residenza in questo Paese.
Un’ultima ipotesi in cui il domicilio fiscale con la residenza anagrafica riguarda i residenti all’estero, nelle eccezioni previste dal Dpr 600/1973. In caso di persone giuridiche, invece, non ha alcuna rilevanza la residenza anagrafica dei titolari o soci.
Cambiare il domicilio fiscale
Sia le persone fisiche che quelle giuridiche possono cambiare a proprio piacimento il domicilio fiscale, presentando la domanda all’Ufficio territoriale competente dell’Agenzia delle Entrate.
Per farlo è possibile inviare il modello compilato tramite raccomandata a/r oppure seguire la procedura online o via app messa a disposizione dal sito web dell’Agenzia delle Entrate.
Infine, bisogna sapere che il domicilio fiscale cambia automaticamente dopo 60 giorni dal trasferimento della residenza per le persone fisiche e della sede per le persone giuridiche.
Cambio di residenza, quando è obbligatorio?
La residenza anagrafica rappresenta il luogo in cui dimora abitualmente un cittadino, mentre la residenza fiscale corrisponde al luogo in cui si devono corrispondere gli obblighi tributari.
Ecco perché si sente spesso parlare di residenza fiscale in merito all’evasione delle tasse.
Il concetto di residenza fiscale serve proprio a individuare lo Stato in cui la persona, fisica o giuridica, deve pagare i tributi.
La differenza rispetto al domicilio fiscale, è che la residenza fiscale serve a determinare gli obblighi contributivi e non alla ricezione delle comunicazioni in questa materia.
Secondo il Dpr n. 917/1986, hanno la residenza fiscale in Italia:
- le persone fisiche che trascorrono in Italia la maggior parte dell’anno, cioè almeno 183 giorni o 184 per gli anni bisestili, purché iscritte alle anagrafi comunali dei residenti, aventi domicilio o residenza anagrafica in Italia (è sufficiente solo uno di questi tre requisiti);
- le persone giuridiche che hanno sede legale, o in sua mancanza amministrativa, per la maggior parte dell’anno in Italia.
Chi ha la residenza fiscale nel nostro Paese deve dunque corrispondere i tributi allo Stato italiano, secondo le modalità e la misura prevista dalla legge nazionale.
Ecco perché la dichiarazione di una falsa residenza fiscale in atto pubblico è un reato, oltre che sempre un illecito fiscale.
Lo stesso non vale per il domicilio, che in caso di mancata corrispondenza con quanto dichiarato comporta conseguenze di tipo tributario, come mancato pagamento, aumento degli interessi e riscossione.