di Paolo Del Debbio
Sembra che, rispetto agli adulti, molti adolescenti abbiano maggiore coscienza dei rischi di un cattivo uso dei social.
E nel caso di valide alternative offerte, tornano volentieri «alla realtà».
Ci sono finalmente alcune buone notizie che emergono da due ricerche, una statunitense e una italiana, sul rapporto fra i social e gli adolescenti.
In sintesi, quando a questi ragazzi viene offerta una alternativa attraente, interessante, soddisfacente alle ore trascorse con gli occhi incollati allo smartphone, ebbene, i numeri ci dicono che questi scelgono l’alternativa.
È una notizia che potrebbe sembrare di scarso interesse ed invece è di notevole rilevanza perché ci dice il contrario di quanto ci dicevano la maggior parte delle indagini fatte fino a oggi, e cioè che il rapporto adolescenti-smartphone era un rapporto molto prolungato nella giornata, dunque invasivo.
In molti casi il tempo passato con lo smartphone conteneva la maggior parte delle relazioni, passate così dal reale al virtuale.
Non solo quindi si tratta di un’ottima notizia ma anche francamente inaspettata perché abbiamo assistito, o siamo venuti a conoscenza, di rapporti adolescente-smartphone che non così raramente sono diventati rapporti patologici fino a condurre a vere dipendenze digitali (con tanto di terapie psichiatriche specifiche per riuscire a curarle)
La ricerca statunitense ci dice che gli adolescenti sono ben contenti di disconnettersi purché siano impegnati in attività sociali da loro ritenute interessanti.
Le varie voci sono chiare: il 72 per cento dei ragazzi afferma di sentirsi in pace quando non ha con sé lo smartphone, mentre il 44 per cento si ritiene ansioso, il 40 cento turbato e il 39 per cento solo.
Stando alla ricerca, viene fuori un dato interessante e cioè la dichiarazione del 46 per cento degli adolescenti che riguarda l’uso smodato dello smartphone da parte dei genitori.
Questi pochi numeri sono sufficienti a tracciare un quadro della situazione familiare e sociale dai contorni piuttosto netti.
Per esempio che questi adolescenti e questi ragazzi soffrono di una scarsità di proposte educative e ricreative esterne alla famiglia in grado di stimolare il loro interesse e strapparli al virtuale in favore della realtà.
Ma ci dice anche che in famiglia «l’asino dice al mulo»: cioè, i genitori che si dichiarano preoccupati così tanto per l’uso dello smartphone da parte dei figli danno un esempio che va in senso esattamente contrario. Accade spesso che, quando i ragazzi chiedono attenzione da parte di chi li ha messo al mondo, spesso si trovano davanti a soggetti che non li considerano, perché sono occupati a chattare, magari dei loro stessi figli, con altri genitori ugualmente rincretiniti.
Anche la ricerca italiana evidenzia un dato molto significativo e che lascia ben sperare.
L’88 per cento dei minori intervistati afferma di avere più amici nel mondo reale che non in quello virtuale. Certo, rimane il pericolo che ragazzi lasciati soli senza una guida o un supporto anche al di fuori della famiglia, nella scuola o in associazioni o in gruppi, ebbene, per loro non cala il rischio di mettersi nei guai usando i social.
Insomma, lo abbiamo ripetuto molte volte, la scelta tra la realtà virtuale e quella reale è piena di pericoli perché il virtuale è molto più semplice rispetto al reale, il quale esige più impegno, più forza, meno pigrizia. Ma, evidentemente, quello che sta emergendo, se non è ancora un’inversione di tendenza, è certamente un segnale che essa, date certe circostanze, potrebbe delinearsi all’orizzonte.
Anche se così non fosse, comunque le due ricerche rivelano una presenza importante all’interno della comunità degli adolescenti:
un gruppo che ha una consapevolezza nell’utilizzo di tutto ciò che avviene su internet, e in modo particolare nei social.
Una consapevolezza che non era né scontata ne prevedibile, perché finora tutte le ricerche ci confermavano che la situazione era di segno contrario.
E cioè una sempre maggiore attrattività e un conseguente coinvolgimento degli adolescenti verso un utilizzo smodato e degenerato dei social.