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Avete mai sentito l’espressione «se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi?»

    È una delle frasi più celebri del Gattopardo, ma vi siete mai chiesti cosa significa?

    Ecco, di cosa parla Il Gattopardo?

    Di un mondo diviso tra quelli che hanno «potere, ricchezze e privilegi», e quelli che non hanno nulla, un mondo dove i ricchi e i potenti controllano i poveri e i deboli, dove tutto cambia, in apparenza almeno, per restare esattamente come è.

    Ma come ci riescono, vi starete chiedendo?

    In che modo i pochi riescono ad assoggettare e dominare i molti?

    In un modo semplicissimo: illudendo le persone!

    Certo, il Potere, oggi come ieri, controlla le informazioni, perché se controlli le informazioni che vengono date alle persone, controlli quelle persone.

    Controlla ciò che la gente legge e ascolta, perché se controlli ciò che la gente legge, sente e ascolta ne controlli anche i pensieri.

    Ma il Potere fa una cosa, la faceva ai tempi del Gattopardo e continua a farla benissimo anche ora: sa come gabbare e confondere la gente.

    «Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi», dice Tancredi, a suo zio.

    Bisogna emanare leggi, fare riforme, promettere «grandi cose», cambiare le apparenze delle cose ma non la sostanza.

    Dargli un altro nome.

    Vi suona familiare?

    Ecco perché oggi le «guerre» diventano «missioni umanitarie», i privilegi nobiliari «vitalizi e pensioni», la povertà una forma di «resilienza», mentre la repressione del dissenso, scomodo oggi come era scomodo ieri, ha preso in nome di mantenere «ordine e sicurezza».

    Si cambiano i nomi delle cose, delle città e delle persone, si cambia il senso e il significato alle parole, si cambia tutto per non cambiare niente.

    Ed ecco perché se dovessi consigliare a un ragazzo un libro, gli direi: «Leggiti Il Gattopardo.

    Non perché sia un bel libro, e lo è, ma perché vi troverai delle cose che ti insegneranno a capire il mondo in cui vivi e a metterlo in discussione».

    Ed è importante?

    Sì, oserei dire che è la cosa più importante di tutte: non per obbedire siate nati, per essere degli automi, ma per protestare, dissentire e mettere in discussione, per essere il proverbiale peso che inclina il piano