Non smettete mai di dissentire, di porvi domande, di mettere in discussione l’autorità, i luoghi comuni, i dogmi.
Cercate la verità!
Non smettete di pensare.
Siate voci fuori dal coro.
Siate il peso che inclina il piano.
Siate sempre in disaccordo perché il dissenso è un’arma.
Siate sempre informati e non chiudetevi alla conoscenza perché anche il sapere è un’arma.
Forse non cambierete il mondo,
ma avrete contribuito a inclinare il piano nella vostra direzione e avrete reso la vostra vita
degna di essere raccontata.
Un uomo che non dissente è un seme che non crescerà mai.
Bertrand Russell – Da Primavera non bussa
Solito codicillo
Da un po’ di tempo a questa parte si è diffuso il malsano pensiero secondo il quale sarebbe virtuoso criticare qualsiasi idea o affermazione venga enunciata, a prescindere dall’àmbito in cui essa sia contenuta.
In molti addirittura tirano per la giacca eminenti pensatori come Bertrand Russel, le cui frasi note diventano più che aforismi, dei veri e propri assiomi.
Peccato che il più delle volte, chi tira in ballo certi personaggi lo faccia a sproposito, dimostrando così di non aver capito un accidenti del loro pensiero che puntualmente viene decontestualizzato, banalmente generalizzato e sminuito: spesso stravolto.
Quando certi fenomeni appartenenti al movimenti negazionisti/complottisti, per esempio, citano il grande filosofo britannico che invitava a non fermarsi alle apparenze, ad essere sempre critici, ad indagare e a non dare niente per scontato, non gli rendono il giusto onore. Russel, infatti, era un razionalista, non un anticonformista a prescindere. Ciò significa che il suo invito ad essere critici non intendeva spingere il suo interlocutore ad essere controcorrente a prescindere su qualsiasi argomento, ad alimentare il complottismo e ad assecondare teorie prive di fondamento. Niente di tutto questo; lui esortava all’uso della razionalità, certo, ma a quella razionalità che non può prescindere dalla conoscenza dell’oggetto di discussione.
“Mettere in discussione” una tesi, dal suo punto di vista, necessita di competenza, di articolazione del pensiero, di un approccio analitico onesto finalizzato a descrivere un fenomeno in modo razionale, non a smontarlo, a demolirlo a prescindere.
Coloro che parlano di “pensiero unico” o “mainstream” (che fa tanto figo dirlo in inglese) chiamano a sé addirittura Galileo, presentando questo personaggio come l’eroe che si era messo contro il potere, contro la casta. Colui che aveva ragione nonostante la maggioranza affermasse teorie opposte a quelle che il grande scienziato enunciava.
Si appropriano del suo pensiero per affermare la giustezza di affermazioni prive di riscontro scientifico, descritte da un manipolo di scellerati, a cui si contrappone la “casta” rappresentata dalla Comunità scientifica corrotta.
A questi fenomeni della “critica” bisogna spiegare che Galileo aveva ragione non sulla scienza ufficiale ma su dogmi religiosi che aveva smontato proprio attraverso il “metodo scientifico”.
Allora che cosa significa “criticare”? Significa “analizzare” un oggetto con onestà intellettuale, riuscire a descriverlo, non necessariamente a distruggerlo o a negarlo.
Capire, a volte, significa che non c’è niente da capire. Vuol dire semplicemente “rilevare” un dato, prenderne atto, senza necessariamente pretendere di ribaltarlo in nome di un odierno conformismo dell’anticonformismo.
Per essere dei moderni B. Russel non basta affermare il contrario di quanto enunciato da una maggioranza, ma bisogna anche aver ragione, dimostrandola con dati inconfutabili, così come impone la logica.