La carriera nell’esercito romano prevedeva una scalata dal rango di legionario semplice, per passare attraverso le cariche di principales (sottufficiali esentati dalle mansioni gravose): sesquiplicarii (dalla paga di una volta e mezza), duplicarii (paga doppia) e così via. I più abili ottenevano la carica di optio, vice e preludio della carica di centurione, carica oltre la quale molti non potevano ambire.
Infatti era molto arduo superare questo rango e giungere infine al più elevato, quello di primipilo (centurione della prima centuria della prima coorte), poiché molti notabili e persone influenti facevano in modo di farsi arruolare direttamente come centurioni e accaparrarsi le cariche superiori.
Dall’epoca dei Severi e soprattutto III secolo, quando i primipili divennero automaticamente cavalieri e causa di un maggior peso dato alla carriera militare, molti cominciarono a fare tutta la scalata dei ranghi, fino al grado di primipilo e dopo come cavaliere anche di reparti ausiliari e perfino anche senatore e infine imperatore, come accaduto a Massimino il Trace.
In realtà molti imperatori vennero dalla carriera militare, praticamente tutti quelli da Massimino il Trace a Diocleziano furono generali venuti dalla gavetta, e poi ancora Valentiniano I, Teodosio il grande, Costanzo III, Marciano, Zenone e Giustino I, oltre a grandi imperatori Bizantini come Leone III, Basilio I, e Romano I.
Tutti uomini che avevano cominciato come soldati semplici e avevano scalato uno per uno tutti i gradini della carriera militare (Basilio I a un certo punto transitò nell’ amministrazione civile).
Altri imperatori erano figli di generali o venivano da famiglie di tradizione militare, come Teodosio I, Valentiniano I, Alessio e Isacco Comneno, Giovanni Zimisce, Eraclio il grande ecc….) ma la provenienza familiare aveva aiutati fino a un certo punto perché l’ esercito romano era un’ istituzione abbastanza meritocratica dove chi valeva arrivava in alto, anche se ci metteva un po’ più di tempo.