Il ventinove febbraio del 1928 moriva a Roma il Generale Vittorio Armando Diaz .
Nato a Napoli il cinque dicembre 1861 in una famiglia di militari e magistrati, inizia la carriera militare con l’ingresso all’Accademia Militare di Torino nel 1879.
Sottotenente di artiglieria nel 1882, dopo aver frequentato la Scuola di applicazione di Artiglieria e Genio viene assegnato col grado di tenente al 10° Reggimento di Artiglieria da Campo a Caserta.
Nel 1912 viene inviato in Libia per assumere il comando del 93° Reggimento di fanteria, mentre dal 1913 al 1916 è assegnato al comando del corpo di Stato Maggiore come segretario prima del generale Pollio e successivamente del generale Cadorna.
Nel 1916 assume il comando della 49° divisione di fanteria e nel 1917 del XXIII Corpo d’Armata, alle dipendenze del Duca d’Aosta.
Le sue doti di comandante di unità operative e la capacità ad avere rapporti positivi con soldati ed ufficiali sottoposti sono tra i motivi alla base della sua nomina a capo di Stato Maggiore dell’esercito l’8 novembre 1917, al termine della ritirata seguita alla rotta di Caporetto.
Dopo aver bloccato l’offensiva austro-tedesca sul Piave Diaz riuscì a riorganizzare l’esercito e prepararlo a reggere l’urto offensivo degli austro-ungarici del giugno 1918 (Battaglia del Solstizio), per poi sferrare l’offensiva finale a Vittorio Veneto nell’autunno successivo.
Celebrato come generale della Vittoria, viene ricompensato con decorazioni e nomine importanti quali l’Ordine della Corona d’Italia, l’Ordine Militare di Savoia, la nomina a Senatore del Regno.
Rimanendo a capo dell’esercito per ancora un anno dovette affrontare i difficili problemi legati alla smobilitazione e la riorganizzazione dell’esercito, la cui tenuta era messa in pericolo dall’avventura fiumana di D’Annunzio, mai approvata da Diaz.
La volontà di non essere coinvolto nelle polemiche del dopoguerra e i suoi problemi di salute, legati ad una bronchite contratta sul Carso, lo spinsero a defilarsi e porsi pubblicamente come simbolo della vittoria al di sopra delle parti.
Nonostante questo suo atteggiamento di distanza dalla lotte politiche del biennio 1920-22 si dimostrò a favore di una soluzione politica alla vigilia della Marcia su Roma, e subito dopo accettò di entrare nel primo governo Mussolini come ministro della Guerra, figurando soprattutto come una garanzia per la monarchia e l’esercito.
Come ministro cercò di portare a termine il riordino dell’esercito dopo il processo di smobilitazione e le scosse fiumane, compito che Diaz considerò assolto nel 1924, quando si ritirò a vita privata.
Il quattro novembre dello stesso anno fu nominato Maresciallo d’Italia insieme a Luigi Cadorna.