La maggior parte delle navi greche e romane salpava solo dalla tarda primavera all’inizio dell’autunno.
Il clima invernale inclemente impediva i viaggi in mare per il resto dell’anno, tranne in casi di emergenza, come lo spostamento di truppe durante la guerra o le spedizioni di derrate alimentari per alleviare gravi carenze. Un altro problema del trasporto marittimo era la dipendenza dai venti favorevoli.
La maggior parte dei (velieri greci) e romani operava in modo più efficiente quando i venti provenivano da dietro o dai lati.
Se il vento proveniva dalla direzione sbagliata, o non soffiava affatto, i vascelli non potevano muoversi.
Le tempeste in qualsiasi periodo dell’anno rappresentavano un pericolo per la navigazione e anche i pirati erano una minaccia costante.
Gli antichi greci e romani sono stati in grado di superare in una certa misura i problemi del vento utilizzando galee, navi che utilizzavano schiavi rematori e le vele.
Grazie ai rematori, le galee non erano obbligate a fare affidamento esclusivamente sul vento.
Quando era possibile, le galee dispiegavano le loro vele.
Ma quando il vento si è calmato o soffiava nella direzione sbagliata, i rematori tiravano fuori i remi e la nave era in grado di continuare la sua rotta.
Le galee erano molto utili per brevi viaggi lungo la costa o tra le isole.
Tutte le navi da guerra erano galee perché non potevano permettersi di trovarsi alla mercé dei venti durante una guerra.
Le vele erano di lino.
Erano spesso dipinte e decorate con disegni che indicavano da dove la nave proveniva o il tipo di carico che trasportava.
Con un buon vento a favore, una di queste navi poteva viaggiare ad una velocità compresa tra 7 e 10 chilometri all’ora (dai 4 ai 6 nodi circa).
Su alcune vennero poi montate baliste e catapulte per il lancio del fuoco greco, tipologia ripresa dai bizantini e dai veneziani con galere e galeazze.
Inoltre preciso che non gli schiavi o i condannati, ma i semplici cittadini nullatenenti, i “teti” avevano l’onere e l’onore di servire come rematori a bordo delle ” triere”.
Per questa obbligazione ricevevano un modesto soldo, quantificabile in un ” obolo ” al giorno.
Erano trattati alla stregua di tutti gli altri cittadini, godevano dei diritti civili e non avrebbero mai permesso che degli schiavi prendessero il loro posto.
Erano consapevoli di costituire il più piccolo ingranaggio della Polis, ma ne andavano fieri.