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Avete sentito parlare di Antigone?

    Vi siete mai chiesti il significato di questa storia, il mito più famoso di tutto il mondo antico?

    La tragedia ha inizio quando Creonte, Re di Tebe, ordina di lasciare insepolto il cadavere di Polinice (Polinice aveva tradito la sua patria).

    Sua sorella Antigone però infrange il decreto.

    Scoperta, viene condotta dal Re e afferma che vi sono delle leggi non scritte nel cuore degli uomini superiori perfino all’autorità di un Re.

    Creonte reagisce furiosamente e la condanna a vivere il resto dei suoi giorni imprigionata in una grotta.

    In seguito alle suppliche di suo figlio, (promesso sposo di Antigone) Creonte decide di liberarla, ma è troppo tardi: Antigone si è impiccata.

    Questo porta alla morte anche suo figlio, lasciando Creonte solo a maledire la propria intransigenza.

    Creonte incarna l’intransigenza, l’inflessibilità della Legge.

    Antigone invece è mossa dalla pietas, dal rispetto dei legami di sangue e dei valori famigliari. Agisce seguendo la propria coscienza, che è più forte dei divieti del Potere.

    Entrambi, sia Creonte sia Antigone si fanno portatori di due posizioni inconciliabili e la loro impossibilità di comprendere il punto di vista dell’altro innesca la tragedia.

    Oggi Antigone è considerata il simbolo della Resistenza.

    Antigone non si piega, resiste, dà ascolto alla sua coscienza.

    Non si lascia intimidire.

    Non si lascia intimorire.

    Opposta ad Antigone vi è la figura di Don Abbondio, il pavido curato che ha fatto dell’omertà una virtù e dell’indifferenza uno stile di vita.

    Don Abbondio, come Antigone, ha una coscienza ma mette sempre al primo posto un’altra cosa: il proprio tornaconto.

    Se ci sarà da omettere, ometterà.

    Se bisognerà non capire, lui non capirà.

    Antigone invece lotta fino alla morte perché sa che la cosa più preziosa che possiede è un’altra: la sua libertà, la sua coscienza.

    Che cosa vi sta dicendo?

    Siate il peso che inclina il piano!

    L’Antigone ci spinge anche a chiederci: come dobbiamo agire?

    Obbedendo ciecamente alle leggi o seguendo la nostra coscienza, il nostro cuore?

    Se sia attuale questa domanda, lo lascio decidere a voi.

    In conclusione

    Antigone è anche la tragedia del “confronto negato”.

    Creonte ed Antigone si fanno portatori di due posizioni legittime e al tempo stesso inconciliabili. Creonte è il difensore del Nomos, la Legge in greco, Antigone invece segue una legge diversa, la legge iscritta nel cuore degli uomini, la legge della pietà, della misericordia.

    I due però non riescono mai a trovare un terreno d’incontro, a dialogare, e questo innesca la tragedia.

    Gli antichi greci avevano ben compreso cioè quanto il dialogo fosse il pilastro che regge il mondo.

    Senza dialogo, senza la volontà di cercare un compromesso, la tragedia è certa.